Lacrimatoio (I sec. d.C.) L'origine di Parona non è storicamente ben definita. Alcuni ritrovamenti archeologici di olle e di monete imperiali nei terreni intorno alla cascina Scocchellina, e di una necropoli nella campagna tra la cascina Scocchellina e la cascina Scoglio fanno ritenere che in questa zona si trovasse il maggior centro abitato dell'epoca, probabilmente una fattoria del I secolo d.C. (risale a quest'epoca il lacrimatoio in vetro, ritrovato in una tomba romana, visibile nella foto a destra); in seguito l'insediamento si sviluppò attorno al luogo dove in epoca medioevale si costruì il Castello.

Punta di freccia in selce Da più parti si accredita altresì l'ipotesi della costituzione di un villaggio fin dall'epoca delle invasioni galliche. E' certo, comunque, che già l'uomo di Neandertal aveva cacciato nei boschi che circondavano Parona, come dimostra l'importante ritrovamento di una punta di freccia in selce (nella foto a sinistra).

I primi documenti in cui viene citato il nome di Parona risalgono al X secolo. Vi sono in particolare due documenti di quell'epoca che riguardano i nomi di luoghi di questa regione nei quali vengono riportati "Parjona" e "Pairona".

Boccale longobardo (VIII sec. d.C.) Alla caduta dell’Impero Romano, anche la nostra zona fu interessata dalle invasioni barbariche ed in particolare dall'avvento dei Longobardi (nel VI secolo) e il territorio di Parona passò ad un distretto militare che comprendeva alcuni villaggi lungo le rive del Ticino, chiamato Circoscrizione regia di Bulgaria.

Detentori del potere militare, i Longobardi (nella foto a destra, un boccale longobardo - VIII sec. d.C.) furono l'unica autorità a contare in ciascun villaggio, dove presero ad abitare stabilmente trasformandosi in proprietari terrieri.

Nella seconda metà del secolo VIII, l'invasione dei Franchi guidati da Carlo Magno e la successiva sconfitta dei Longobardi provocarono alcuni mutamenti. Dai documenti storici non è possibile definire con precisione la collocazione di Parona nei nuovi ordinamenti statali; sembra comunque che facesse parte della Diocesi di Pavia.

Successivamente si costituirono i feudi. Si conoscono due dinastie feudatarie che si succedettero a Parona: i Da Pairona, ed i Tornielli. In particolare i secondi rimasero presenti nel territorio e nella storia di Parona nei secoli seguenti, anche se non più col titolo feudale.

Agli inizi del XII secolo la costituzione dei liberi Comuni in alcune città lombarde fu di esempio a molti piccoli e grandi centri, che cominciarono a vivere e produrre in modo autonomo, riconoscendo tuttavia i diritti e l'autorità dell'imperatore.

Risale a questo periodo la speciale divisione in "sortes" di alcune zone del nostro territorio da assegnare a nuovi piccoli agricoltori. L'assemblea dei vicini, sotto la spinta crescente di coltivare nuove terre, provvide con l'antico sistema della "sortitio", o sorteggio, alla suddivisione delle proprietà in piccoli appezzamenti di terreno, concessi in via provvisoria, detti appunto "sortes". A partire dal XIII secolo, il nostro paese venne definitivamente designato con il nome di Parona.

Il territorio, assai ricco di selvaggina, così come tutta la Lomellina, diventò una meta privilegiata per le battute di caccia, da parte dei nobili milanesi che amavano soggiornare nelle maestose ville residenziali fatte costruire nella nostra zona.

Ingresso posteriore del Castello Tracce di questo passato si possono riscontrare in quello che resta del castello (foto a lato), costruzione viscontea del 1381, che maestoso si ergeva al centro del paese, e che nell'alto medioevo fu oggetto di aspre contese. Le parti ricostruite della roccaforte, che solo nel lato ovest mantiene le originarie murature a vista, sono ora adattate ad abitazione civile.

Il nome di Parona compare ancora in registri pubblici nel 1651, quando, sotto la dominazione spagnola, il governatore di Milano vendette la terra di Parona, appartenente al Principato di Pavia, al nobile Gerolamo Stampa.

Dai documenti dell'epoca risulta che il territorio era abitato da 90 capifamiglia (comprese 4 vedove e 2 ecclesiastici), era presente un castello cinto da fossato di proprietà della famiglia De Marchi Tornielli e l'unico locale pubblico era una osteria.

Nel XVIII secolo il feudo diventò proprietà della famiglia Archinto per matrimonio.

Con la conquista napoleonica e successivamente con il Regno d'Italia, Parona venne a far parte dapprima del distretto di Mortara e successivamente di quello di Vigevano.

Si possono ricavare informazioni circa la situazione economica del paese da un questionario compilato dal sindaco in occasione della visita del Prefetto Dipartimentale. Dalle risposte fornite sappiamo che nel territorio di Parona risaie, boschi e prati erano di qualità modesta, vi era una produzione attiva di fagioli e vino e carente di cereali; si produceva anche burro ed una specie di robiola fatta in casa ad uso familiare; erano presenti 2000 galline e 50 oche.

Veduta aerea di Parona - anno 1996 Negli ultimi decenni del XIX secolo Parona visse una profonda trasformazione del suo territorio. Si formò infatti una nuova e frammentata proprietà terriera dal dissolvimento dell'immenso patrimonio della famiglia De Marchi Tornielli. Grazie a ciò, e alla costruzione della rete di canali per l'irrigazione dei campi che fanno capo al canale Cavour, l'agricoltura ebbe un grande impulso e richiamò un flusso di immigrazione da altri paesi lomellini e dal pavese.

Il forte incremento della popolazione, che raggiunse la massima espansione verso la fine del XIX secolo (2164 abitanti al censimento del 1881), provocò un forte sviluppo edilizio dell'abitato ed un incremento delle attività artigianali e commerciali.