La nostra cucina, fino alla metà del XX secolo, era fortemente influenzata dalla civiltà contadina della risaia, dell'orto, dei corsi d'acqua, degli animali allevati nelle cascine o cacciati nei boschi.
In particolare si basava su cereali (riso e mais), carne di animali da cortile (galline, polli, capponi, tacchini, oche, anatre e conigli), carne di selvaggina (fagiani e lepri) e prodotti dell'orto.
I piatti, cucinati con maestria e fantasia, erano semplici ed allo stesso tempo originali, dai sapori concreti e robusti, sempre gustosi e nutrienti.
Gli ultimi decenni hanno segnato un radicale cambiamento sia nei modelli di produzione agricola e dell'allevamento che nello stile di vita degli abitanti di un territorio non più a vocazione esclusivamente contadina. Nonostante tutto ciò abbia allontanato dalla nostre tavole quotidiane alcune delle ricette tradizionali, la cucina lomellina conserva ancora l'impronta della tradizione.
Riportiamo qui di seguito alcuni piatti tipici e, per chi volesse cimentarsi ai fornelli, anche qualche ricetta.
Gli antipasti
Come tradizione vuole, per un buon pranzo partiamo dagli antipasti, che si basano soprattutto sui salumi.
Due in particolare meritano attenzione: il gustosissimo salame dell'olla (Salam d'la duja), tipico salame di maiale conservato sotto grasso nelle olle, caratteristici recipienti di terracotta dall'imboccatura ristretta.
Ma, soprattutto, tipico della zona (Mortara è la città di produzione, che ogni anno dedica al prodotto una grandiosa Sagra) è il famoso salame d'oca, fatto appunto con carne di oca, nelle due produzioni: quello classico, che è un misto di carne d'oca e di maiale, e quello cosiddetto "ecumenico", che contiene solo carne d'oca.
Ancora, ma è nel ricordo di poche persone, la focaccia con i ciccioli (grasėn) ossia pasta di pane mescolata a ciccioli (pelle e grasso sottocutaneo fritti, di maiale o di oca), che cuocendo cioglievano i grassi, parendo così una focaccia dei nostri tempi.
- 100 g di ciccioli
- 2 cucchiai di olio di oliva
I primi piatti
Il protagonista dei primi piatti è il riso, che troviamo nei vari tipi di risotto: con i "fagiolini dell'occhio", con i fagioli "borlotti" (un tempo coltivati anche a Parona), con gli asparagi, con la zucca; caratteristico della nostra zona anche il risotto con le rane. Il riso viene utilizzato anche per diverse minestre: con le "barlande" (erbette dei prati), con il latte (ris e lac), con il delicato brodo di rane; ottimo anche il "minestrone", con il riso e diversi tipi di verdure.
Un altro interprete della nostra cucina è il mais, con la cui farina si otteneva il pane giallo (di meliga): grosse pagnotte da tagliare a fette, conservabile per più giorni. Un altro prodotto è la polenta, da gustare con svariati tipi di accompagnamento: con i chiodini (pulenta e gabarò) e la salsiccia, con l'aringa (saràc) o con l'ottima frittura di frattaglie del maiale.
Ed inoltre i ravioli ripieni di stufato e conditi con il sugo, il minestrone di pasta e fagioli, e la zuppa di ceci (che si gusta tradizionalmente a novembre per il giorno "dei morti").
- 1/2 lt di latte
- sale
- 30 gr. di burro
- 200 gr. di fagioli dell'occhio secchi
- 20 g di cipolla
- 2 cucchiai di grana grattuggiato
- 2 cucchiai di olio di oliva
- 1/2 bicchiere di vino bianco secco
- sale
I secondi piatti
Proseguendo con i secondi piatti si può trovare una gamma molto ricca di pietanze a base di maiale. Tra i salumi caldi e freddi, ottimi il cotechino ed il sanguinaccio, da accompagnare alle lenticchie; ed il famoso "ragò", un piatto a base di verze arrosto con costine e cotenne di maiale.
In prevalenza durante l'estate si possono assaporare le rane (attualmente molto rare) cucinate in diversi modi: bollite (producono così un prelibato brodo), fritte in modo molto croccante, in guazzetto o con la frittata.
Tipici invece dell'autunno sono i chiodini (funghetti del nostro sottobosco) ottimi in umido ("puccia") con fettine di lonza e pezzetti di salsiccia.
La selvaggina trova spazio con il fagiano, arrosto, ripieno o "alla cacciatora", e la lepre, arrosto o in salmì; per non dimenticare i "ruspanti" allevati nei cortili: l'oca, l'anatra, la gallina, la faraona, il tacchino, sempre ottimi in qualsiasi ricetta.
Sono presenti inoltre sulla nostra tavola anche le uova: oltre alle più disparate frittate (famosa quella rognosa con pezzetti di pasta di salame e quella con il luppolo, vartis) si possono assaporare al tegame con gli asparagi.
Un altro caratteristico piatto, ormai scomparso dalle tavole lomelline, è la frittura di sangue di pollo, mentre si trova spesso il bollito. Altrettanto invitanti sono i piatti con le lumache e con i caratteristici pesci nostrani: Carpa, Luccio, Tinca, Anguilla, pescati con piccole reti nei cavi irrigui o i prelibati pesciolini di fine stagione (come, ad esempio, i scarpüsel) fritti e croccanti.
- 3 cucchiai di grana grattuggiato
- 40 gr. di burro
- sale
- 2 carote raschiate
- 2 cipolle piccole
- 2 gambi di sedano
- 30 gr. di lardo tritato (o pancetta)
- 1 bottiglia di barbera
- 20 gr. di burro
- 1 cucchiaio di farina bianca
- 3 cucchiai d'olio e 1 bicchiere d'aceto
- 4 foglie di alloro e 4 di salvia
- 2 spicchi d'aglio sbucciati
- 1 chiodo di garofano e 1 pizzico di cannella
- pepe in grani e sale
I dolci
Per i dolci vengono sempre utilizzati i semplici e genuini prodotti locali: uova, burro, farina. Si cucinano in casa diversi tipi di torte: la "virulà" (bianca e nera), quella di riso, di pane e la torta paradiso. E poi ancora i biscotti Bramantini di Vigevano, i biscotti di riso ed "il dolce del Moro", la cui ricetta risale al tempo di Ludovico il Moro. Nel periodo carnevalesco è tradizione preparare anche le frittelle o le bugie ("galle").
E, per 12 mesi all'anno, una prelibata bontà, fragrante e genuina: le "Offelle di Parona"!
- 2 uova
- 100 gr. di burro
- 2 cucchiai di zucchero
- 20 cl. di latte
- 1 bustina di vanillina
- 1 scorza d'arancia e 1 di limone grattuggiate
- zucchero a velo per spolverare
- sale
- olio per friggere