Nome volgare
Ontano nero
Nome latino
Alnus glutinosa
Famiglia
Betulaceae
Caratteristiche
Albero con fogliame deciduo; chioma ovata, piramidale di colore inizialmente verde vivo, quindi
più cupo con riflesso brunastro; tronco eretto, spesso ramificato dalla base; corteccia grigio-brunastra, con
parecchie lenticelle, fessurata; rami giovani vischiosi. L'ontano nero ha solitamente forma di un grande cespuglio,
perché è il risultato di continue ceduazioni (ovvero tagliati in prossimità del suolo formando
ceppaie che origineranno ancora nuovi fusti utilizzabili alcuni anni dopo), ma può raggiungere l'altezza di 20
metri.
Foglie
Obovate e rotondeggianti (fino a 7-10 cm), con base cuneata e apice spesso inciso e margine con
grossolana dentatura; di colore verde scuro e vischiose da giovani; inserzione alterna.
Fiori
Infiorescenze maschili in amenti lunghi, giallo-brunastri, riuniti a 3-5 all'apice dei rami; quelle
femminili ovali, a gruppi sullo stesso peduncolo, portati sulla medesima pianta. Fiorisce in febbraio-aprile.
Frutti
Strobili ovali legnosi marroni, lunghi circa 2 cm, che a maturazione liberano dei semi alati.
Habitat
Predilige terreni molto umidi, anche perennemente inondati (paludi, sponde dei corsi d'acqua e suoli
soggetti ad allagamenti periodici).
Utilità
Il legno dell'ontano nero è molto resistente, ma facilmente lavorabile; è utilizzato per
costruire manici di attrezzi, pasta per carta e truciolati; in passato veniva utilizzato per zoccoli, giocattoli,
strumenti da disegno. Immerso nell'acqua acquista una notevole durezza ed una durata lunghissima, prestandosi quindi a
tutte le opere che sono immerse nell'acqua, come piloni per le barche e palafitte: le fondazioni romane di Ravenna e di
Venezia furono fatte quasi esclusivamente con pali di ontano nero.
Il legno ha ottime qualità anche come combustibile, infatti brucia velocemente producendo poco
fumo e molto calore, perciò era utilizzato da vetrai e fornai.
La corteccia, in passato, veniva utilizzata per tingere pelli e per il trattamento delle reti da pesca,
che in questo modo diventavano più resistenti; sempre dalla corteccia si otteneva un inchiostro nero particolarmente
ricercato; alla corteccia stessa sono riconosciute proprietà terapeutiche: decotti venivano usati per i gargarismi
contro il mal di gola.
L'elevato contenuto di tannini dell'ontano lo hanno reso famoso nella terapia popolare per combattere
angine, tonsilliti e faringiti. Inoltre ha discrete proprietà cicatrizzanti nel caso di piaghe ed ulcere.
Localmente le foglie vengono usate contuse, per la cura dei foruncoli. I contadini adoperano le foglie, messe a cartoccio,
attorno ai fusti delle giovani piante per proteggerle dai parassiti.
Osservazioni
Incerta l'etimologia del genere; la più probabile è quella derivante dall'espressione
celtica che significa "presso le rive"; un'altra ipotesi riguarda il precoce invecchiamento delle foglie, che danno
perciò un aspetto cupo a tutta la pianta. L'epiteto specifico si riferisce al fatto che le gemme sono appiccicose.
Si distingue dagli altri ontani per le foglie rotondeggianti con apice inciso, e per la mancanza
evidente di peluria grigio-argentata sulla pagina inferiore.
Deve la sua capacità di crescere su suoli povere di sostanze nutritive a batteri, associati a
livello radicale, capaci di fissare l'azoto atmosferico, rendendolo disponibile per la pianta che li ospita; per questo
è anche considerata una specie miglioratrice del terreno. Per le sue capacità di facile attecchimento e
rapido accrescimento su terreni degradati, viene usata per il ripristino ambientale come agente contro l'erosione
fluviale e per il consolidamento di terreni franosi freschi. Il suo legno si presta bene alla realizzazione di opere
soggette a sommersione.
I piccoli semi dell'ontano nero sono cibo molto apprezzato dai lucherini, mentre le foglie vengono
scheletrizzate dalle larve della bucefala. I lucherini, Cardelius spinus, sono uccelletti che svernano nella
pianura e si nutrono quasi esclusivamente dei piccoli semi dell'Ontano nero. Le larve della bucefala, Phalera
bucephala, un lepidottero, si nutrono delle foglie dell'ontano, scheletrizzandole; gli esemplari adulti si
mimetizzano con i rametti diventando praticamente invisibili per il colore e la forma.
Leggende
L'ontano nero è legato a molte credenze popolari, visto che era considerato l'albero del male
perché, se tagliato nel periodo vegetativo, il suo legno, a contatto con l'aria, si tinge di rossastro; questa
particolarità ha dato origine a molte leggende. Dante nella Divina Commedia descrive rami dai quali sgorga sangue,
così pure narra Virgilio nell'Eneide.
Rami di Ontano nero venivano messi nelle stalle e nei pollai perché si riteneva che i parassiti
presenti fossero attratti da questi rami e potevano essere bruciati negli stessi rami dopo qualche giorno di esposizione
negli ambienti infestati.
Proprio perché considerato l'albero del male, si credeva che il manico delle scope volanti
delle streghe fosse fatto con il suo legno.