I mutamenti e le prospettive
Parona è stata per lungo tempo un paese prevalentemente agricolo, immerso nel verde di quella campagna rigogliosa tipica della nostra terra di Lomellina.
L'avanzare del progresso ed in particolare dell'industria ne sta gradualmente modificando l'aspetto, di pari passo con le trasformazioni in atto da tempo sull'intero territorio nazionale.
Alle "braghe bianche" dei possidenti agricoli, rese popolari dai canti delle mondine, si sono man mano succedute le tute da lavoro degli operai, con il lento ma progressivo abbandono delle campagne.
I cascinali, la cui presenza sparsa qua e là è ancora visibile nelle limpide giornate invernali - ricchi un tempo di vita e di movimento - hanno incominciato a spopolarsi, fino a venire - in taluni casi - completamente abbandonati.
Allo stesso modo è sparita la magia dei mulini, dalle grandi ruote dentate, preziosi un tempo per la macina dei cereali, ed ora definitivamente soppiantati dalla tecnica. A Parona si trovavano due mulini: Santo Spirito, ancora esistente, e Santa Maria, completamente demolito.
Anche il territorio, dal punto di vista paesaggistico, sta mutando radicalmente.
Dalle brughiere di una volta, contornate da paludi, e dai fitti boschi, ricchi di flora spontanea, si sta passando ad un paesaggio naturale sempre più piatto e monotono.
I fontanili, che un tempo offrivano acqua fresca, ormai non forniscono più ristoro, sommersi come sono, nella migliore delle ipotesi, da erbacce infestanti. Luogo assai ricco di ricordi per i non più giovani di Parona è il "Fontanone", presso il quale le famiglie si dirigevano - quasi in processione - con fiaschi, bottiglie, secchielli per soddisfare i bisogni domestici di acqua, quando ancora il progresso non era entrato nelle case. Anche i dossi, altra caratteristica del paesaggio lomellino, a causa del livellamento della campagna, sono ora rimasti in numero molto ridotto. A Parona tracce degli antichi dossi sono ancora visibili nella zona antistante il cimitero (il vecchio muntagnon).
Con l'abbattimento degli alberi a favore di un tipo di agricoltura sempre più intensiva, anche gli uccelli stanno perdendo il loro habitat naturale e sono costretti, per sopravvivere, ad avvicinarsi sempre di più ai centri urbani. Il rischio dell'estinzione è oggi più elevato. Alcune specie sono del tutto scomparse.
Le stalle pian piano hanno lasciato il posto a moderne abitazioni e con loro se ne sono andati gli allevatori di bovini da latte.
Non più quindi il festoso suono del campanaccio delle mandrie (bargamina) al pascolo nei prati, non più la presenza nei campi di quei fumosi cumuli di letame (tèrarüd) lasciato a maturare, non più marcite ad assicurare foraggio durante i mesi invernali.
La chimica ha preso sempre più il sopravvento anche sull'agricoltura, provocando profondi mutamenti ambientali.
Sarà ormai raro vedere fiordalisi e margherite, lucciole e libellule; ci saranno sempre meno rondini a ricordarci l'arrivo della primavera.La preoccupazione nasce anche da questi piccoli segnali: qualche cosa nell'ecosistema si è rotto.
Uno dei problemi più rilevanti per la nostra società contemporanea è proprio la salvaguardia dell'ambiente; quell'ambiente di una volta, che l'uomo non ha sufficientemente apprezzato ed ha contaminato per fare avanzare il progresso; quell'ambiente che ora molti rimpiangono e vorrebbero, se possibile, "ricreare", per assicurare ai propri figli ed alle generazioni che verranno una migliore qualità della vita.